Io al mare ci vado sempre. Uno perché è così vicino alla terra e due perché mi piace. Di più, anzi, non ne posso fare a meno e non è un modo di dire. Ci andavo coi nonni, poi con i miei genitori. Mia madre era appassionata di pesca, una volta ha pescato un pesce alto come me. C’è da dire che io ero un ragazzino e sono sempre stato basso.
Comunque, niente, io vado, prendo la mia barca e via, che m’importa! Tutti mi dicono che non sono cosciente, che forse mi dovrei curare ma io rispondo che loro non capiscono niente e ci vado, è come avere un appuntamento tutti i giorni. Com’è per loro con le medicine.

Débarquement, non sapevo nemmeno cosa significasse. Significa “sbarco” o qualcosa del genere. Mal de débarquement.
Ognuno ha la sua, no? Nella vita non si sa mai che ti capita. Per esempio, il mal di terra è proprio difficile che venga a un pescatore e invece, guarda qua! Mi avevano spiegato che è qualcosa che viene alle signore che scendono dalla nave da crociera e non ci trovavo niente di strano. Però per un pescatore è difficile, eh. È raro.

Dico che non ne posso fare a meno perché io sulla terra mi perdo, letteralmente. E parlo poco perché mi danno fastidio le voci, tutte le voci, anche la mia. Poi faccio confusione con le strade, che ci posso fare. Sto tutto il tempo a dondolare di qua e di là, a fermarmi, a girarmi, a quasi cadere. Non posso neanche starmene seduto in pace e allora cammino, cammino in quella direzione, tanto è vicino.
Vado dove devo.
E intanto penso forte: forse non sono un pescatore, forse sono un pesce.

2

Chiudi gli occhi e pensa a una scena dell’infanzia.
Era il momento del riposo, quando l’ombra rimette tutto a posto creando simmetrie così semplici e allo stesso tempo così incredibili. Mi ricordo il disegno del sole sull’erba secca.
Loro erano due persone a cui avrei voluto fare tante domande ma non ho avuto il tempo, sono ripartiti senza che riuscissi a salutarli. Lavoravano i campi in estate, per conto di un mio familiare. Mi hanno insegnato l’importanza delle pause:
Il corpo giace, la mente rallenta il suo moto, è qualcosa di molto simile al tempo del respiro tra una parola e un’altra, la pausa serve a creare il senso, a scandire una vita. L’ho imparato da loro.
(pausa lunghissima)

Chiudi gli occhi e pensa ad un amico caro.
Tornavo a casa da scuola e ho sentito un miagolio. Avevo appena scoperto che il ghepardo miagola, quindi per associazione ho pensato di averne trovato uno. L’ho portato a casa e la mamma non voleva un ghepardo, quindi le ho raccontato che si trattava di un gatto.
Quante risate!
Siamo diventati veri amici perché non gli ho mai dato un nome. Ci facevamo compagnia, se ci andava, e ci divertivamo sul serio. Mi ha insegnato la bellezza di essere liberi e che il mio colore preferito è quello che indossava lui.

Chiudi gli occhi e descrivi la prima cosa che vedi.
C’è una stanza enorme più vuota che piena, con me al centro che guardo i palmi delle mie mani stanche. Non riesco ancora a credere di averlo perso.
Avevo scritto un libro, mille giorni e milioni di ore spesi per scrivere il mio libro a penna. L’ho perso in un tempo così breve che ho dovuto riflettere sulla caducità delle cose. Sono andata a comprare dei fiori.
Per riempire quelle pagine avevo decifrato e descritto tutte le mie sensazioni. Le cinque stagioni, era il titolo, di cui una era quella dell’amore per lui. Spero che lui la ricordi. Io avevo affidato a quel libro tutta la mia memoria, non so se lei capisce cosa vuol dire perdere in un attimo tutto ciò che si è vissuto.
Aiuti, scusi, aiuto.

3

Valentina hai la pelle più morbida che conosco. Valentina quella non è la porta che mi porta al tuo cuore. Valentina il tuo cuore è una bufera e qui invece c’è troppa calma. Valentina, che nome! Ne ho letto l’etimologia. Valentina, scusa se dico così tante volte Valentina. Valentina hai le mani fredde ma toccami pure. Valentina sei una musica, sei questo mambo che risuona nell’aria e mi fa muovere i piedi. Valentina ho scritto una poesia che si chiama Santità.

SANTITÀ 

Valentina non puoi 
Valentina non sai
Valentina non fai
Valentina non ci sei
Valentina non rispondi
Valentina non vuoi
Valentina non guardi
Valentina non parli
Valentina non ti spogli
Valentina non puoi essere così lontana
Valentina non sai quanto vorrei sedermi al tuo fianco e riposare
Valentina non fai niente di sbagliato
Valentina non ci sei
Valentina non rispondi alle mie lettere
Valentina non parli la mia lingua
Valentina non vuoi darmi la mano
Valentina non guardi gli alberi
Valentina non ti spogli
sarebbe troppo
per una santa. 

Valentina porto con me tutte le pietre del mondo. Valentina quello non era un gioco ma comunque ho perso.

Tutte le foto di Fotoromanzine #2 sono di Gianluca Sansevrino